Johnny Cash si esibisce alla prigione di Folsom

Nel mezzo della depressione e del forte declino della sua carriera musicale, il leggendario cantante country Johnny Cash arriva a suonare per i detenuti nella prigione di Folsom in California il 13 gennaio , 1968. Il concerto e il successivo album dal vivo lo riportano nelle classifiche e ridefiniscono la sua carriera.

Nonostante la sua immagine fuorilegge, Cash non è mai andato in prigione, tranne che per alcune notti che si sono asciugate in vari Non è stata la sua esperienza, ma piuttosto il film poliziesco Inside the Walls of Folsom Prison che lo ha ispirato a scrivere “Folsom Prison Blues”, che è stato un modesto successo per Cash nel 1956. La canzone, tipicamente triste, è scritta dal punto di vista di un detenuto “bloccato nella prigione di Folsom” dopo aver sparato a un uomo a Reno “solo per vederlo morire” – Cash ha spiegato di voler escogitare la ragione più insensata immaginabile che l’oratore abbia commesso un omicidio. Un decennio in seguito, l’alcolismo e la dipendenza da pillole di Cash avevano preso un brutto colpo ked pedaggio sulla sua salute. Cash era popolare nelle carceri di tutta l’America ed era noto per corrispondere con i fan imprigionati, e suonò per la prima volta a Folsom nel 1966 su suggerimento di un predicatore locale. Due anni dopo, avendo bisogno di qualcosa per far ripartire la sua carriera, convinse la sua casa discografica a fargli registrare un album dal vivo lì.

Cash sentiva la responsabilità personale di organizzare un buon spettacolo al Folsom. Ha provato febbrilmente nei giorni precedenti il concerto e ha imparato da solo “Greystone Chapel”, una canzone scritta dal detenuto di Folsom Glen Sherley. Nonostante la presenza di guardie armate sulle passerelle sopra di loro e il divieto del direttore di stare in piedi durante lo spettacolo, il pubblico di Cash è stato rauco, rinvigorendo gli artisti e conferendo una verve unica alla registrazione dal vivo. Cash ha adattato la scaletta ai prigionieri, inclusa la canzone omonima e termina con “Greystone Chapel”. L’album andò al numero 1, così come un album successivo registrato a San Quentin, e improvvisamente Cash divenne di nuovo un nome familiare.

L’iconica performance collegò Cash in modo permanente con i prigionieri nell’immaginario americano. Nella sua canzone del 1971 “Man in Black”, Cash spiega di aver adottato i suoi tipici abiti scuri in solidarietà con “i poveri e i picchiati” e “il prigioniero che ha pagato a lungo per il suo crimine”. Cash testimoniò davanti al Congresso e si incontrò con il presidente Richard Nixon per discutere la riforma carceraria nel 1972, e per il resto della sua carriera continuò a fare una crociata per conto dei detenuti. Live at Folsom Prison è una testimonianza del legame che sentiva con i detenuti, nonché una voce importante nel canone della musica americana del XX secolo.

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