Orfeo, eroe leggendario dell’antico greco dotato di abilità musicali sovrumane. Divenne il patrono di un movimento religioso basato su scritti sacri che si dice siano suoi.
Tradizionalmente, Orfeo era il figlio di una Musa (probabilmente Calliope, il patrono della poesia epica) e Oeagrus, un re della Tracia (altre versioni danno Apollo). Secondo alcune leggende, Apollo diede a Orfeo la sua prima lira. Il canto e il suono di Orfeo erano così belli che animali e persino alberi e rocce si muovevano intorno a lui ballando.
Orfeo si unì alla spedizione degli Argonauti, salvandoli dalla musica delle Sirene suonando la sua, più potente musica. Al suo ritorno, sposò Euridice, che fu presto uccisa da un morso di serpente. Sopraffatto dal dolore, Orfeo si avventurò nella terra dei morti per tentare di riportare in vita Euridice. Con il suo canto e il suo modo di suonare ha affascinato il traghettatore Caronte e il cane Cerbero, guardiani del fiume Stige. La sua musica e il suo dolore commossero così tanto Ade, re degli inferi, che Orfeo fu autorizzato a riportare Euridice con sé nel mondo della vita e della luce. Ade, tuttavia, pose una condizione: dopo aver lasciato la terra della morte, sia a Orfeo che a Euridice fu proibito di guardare indietro. La coppia si arrampicò verso l’apertura nella terra dei vivi, e Orfeo, vedendo di nuovo il Sole, si voltò per condividere la sua gioia con Euridice. In quel momento è scomparsa. Una famosa versione della storia è stata raccontata da Virgilio in Georgiche, Libro IV.
Lo stesso Orfeo fu successivamente ucciso dalle donne della Tracia. Il motivo e le modalità della sua morte variano in diversi racconti, ma il primo noto, quello di Eschilo, dice che erano Menadi spinti da Dioniso a farlo a pezzi in un’orgia bacchica perché preferiva l’adorazione del dio rivale Apollo. La sua testa, ancora cantando, con la sua lira, fluttuò a Lesbo, dove fu stabilito un oracolo di Orfeo. La testa profetizzò fino a quando l’oracolo non divenne più famoso di quello di Apollo a Delfi, momento in cui lo stesso Apollo ordinò all’oracolo orfico di fermarsi. Le membra smembrate di Orfeo furono raccolte e sepolte dalle Muse. Avevano messo la sua lira nei cieli come una costellazione.
La storia di Orfeo è stata trasformata e ha avuto un lieto fine nel romanzo medievale inglese di Sir Orfeo. Il personaggio di Orfeo compare in numerose opere, tra cui opere di Claudio Monteverdi (Orfeo, 1607), Christoph Gluck (Orfeo ed Euridice, 1762) e Jacques Offenbach (Orfeo negli inferi, 1858); Il dramma di Jean Cocteau (1926) e il film (1949) Orphée; e il film del regista brasiliano Marcel Camus Black Orpheus (1959).
Si pensa che una religione misterica basata sugli insegnamenti e sulle canzoni di Orfeo sia sorta nell’antica Grecia, sebbene non sia possibile costruire una descrizione coerente di tale religione da testimonianze storiche. La maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che nel V secolo aC ci fosse almeno un movimento orfico, con sacerdoti itineranti che offrivano insegnamenti e iniziazioni, sulla base di un corpo di leggende e dottrine che si diceva fossero state fondate da Orfeo. Si pensa che parte del rituale orfico abbia coinvolto lo smembramento mimato o effettivo di un individuo che rappresenta il dio Dioniso, che è stato poi visto rinascere. L’escatologia orfica poneva grande enfasi sulle ricompense e le punizioni dopo la morte corporale, l’anima veniva quindi liberata per raggiungere la sua vera vita.