Salacia (Italiano)

Questo articolo parla di una divinità romana. Per l’oggetto transnettuniano, vedere 120347 Salacia. Per altri usi, vedere Salacia (disambigua).

Nell’antica mitologia romana, Salacia (/ səˈleɪʃə / sə-LAY-shə, latino 🙂 era la divinità femminile del mare, venerata come la dea del sale l’acqua che presiedeva alle profondità dell’oceano. Nettuno era la sua consorte. Che Salacia fosse la consorte di Nettuno è sottinteso da Varrone, ed è affermato positivamente da Seneca, Agostino e Servio. È identificata con la dea greca Anfitrite, consorte di Poseidone.

Salacia

Dea dell’acqua salata

Nettuno e Anfitrite di Sebastiano Ricci, c. 1690

Dimora

Mare

Simbolo

Delfino, alghe

Consorte

Nettuno

Equivalente greco

Anfitrite

Il dio Nettuno voleva sposare Salacia, ma lei era in grande soggezione per il suo illustre corteggiatore, e per preservare la sua verginità, con grazia e celerità riuscì a scivolare fuori dalla sua vista e si nascose da lui nell’Oceano Atlantico. Il Nettuno addolorato mandò un delfino a cercarla e persuase la bella ninfa a tornare e condividere il suo trono. Salacia accettò di sposare Nettuno e il re degli abissi fu così felicissimo di queste buone notizie che al delfino fu assegnato un posto nei cieli, dove ora forma una ben nota costellazione delfino.

Salacia è rappresentata come una bellissima ninfa, coronata di alghe, o in trono accanto a Nettuno o che guida con lui in un carro di conchiglie di perle trainato da delfini, cavalli marini (ippocampi) o altre favolose creature degli abissi, e frequentato da Tritoni e Nereidi. È vestita con abiti da regina e ha reti tra i capelli.

Salacia era la personificazione dell’aspetto calmo e soleggiato del mare. Derivato dal latino sal, che significa “sale”, il nome Salacia denota l’ampio mare aperto e talvolta è tradotto letteralmente per significare sensazionale.

Come sua moglie, Salacia diede a Nettuno tre figli, il più celebre dei quali fu Tritone, il cui corpo era metà uomo e metà pesce.

Aulus Gellius, in 13.23 di Attic Nights, osserva che i sacerdoti romani avrebbero invocato attributi specifici di vari dèi, “maia Volcani, Salacia Neptuni, hora Quirini, nerio Martis”. Forsythe osserva che Salacia Neptuni significa “effervescenza di Nettuno”.

A volte, come Salachia, è anche conosciuta come la dea delle sorgenti, che governa le sorgenti di acque altamente mineralizzate.

Lei e Venilia sono anche chiamate le paredrae di Nettuno.

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