La ricerca su televisione, film, videogiochi e musica violenti rivela prove inequivocabili che la violenza nei media aumenta la probabilità di aggressioni e comportamento violento in contesti sia immediati che a lungo termine. Gli effetti appaiono maggiori per le forme di aggressione più lievi che per quelle più gravi, ma anche gli effetti sulle forme gravi di violenza sono sostanziali (r = .13 a .32) se confrontati con gli effetti di altri fattori di rischio di violenza o effetti medici ritenuti importanti dal comunità medica (p. es., effetto dell’aspirina sugli attacchi di cuore). La base di ricerca è ampia; diversi in metodi, campioni e generi multimediali; e coerente nei risultati complessivi. L’evidenza è più chiara all’interno del dominio più ampiamente studiato, la violenza televisiva e cinematografica. Il numero crescente di ricerche sui videogiochi porta essenzialmente alle stesse conclusioni. L’esposizione a breve termine aumenta la probabilità di comportamenti aggressivi fisicamente e verbalmente, pensieri aggressivi ed emozioni aggressive. Recenti studi longitudinali su larga scala forniscono prove convergenti che collegano l’esposizione frequente a media violenti durante l’infanzia con l’aggressività più tardi nella vita, comprese le aggressioni fisiche e l’abuso del coniuge. Poiché i comportamenti criminali estremamente violenti (ad es. Stupro forzato, aggressione aggravata, omicidio) sono rari, sono necessari nuovi studi longitudinali con campioni più ampi per stimare con precisione quanto l’esposizione abituale dell’infanzia alla violenza dei media aumenti il rischio di violenza estrema. Una teoria ben supportata delinea perché e quando l’esposizione alla violenza dei media aumenta l’aggressività e la violenza. La violenza nei media produce aumenti a breve termine innescando script e cognizioni aggressivi esistenti, aumentando l’eccitazione fisiologica e innescando una tendenza automatica a imitare i comportamenti osservati. La violenza nei media produce effetti a lungo termine attraverso diversi tipi di processi di apprendimento che portano all’acquisizione di copioni aggressivi duraturi (e automaticamente accessibili), schemi interpretativi e convinzioni di supporto all’aggressività sul comportamento sociale e riducendo le normali risposte emotive negative degli individui alla violenza (ad esempio, desensibilizzazione). Alcune caratteristiche degli spettatori (ad esempio, identificazione con personaggi aggressivi), ambienti sociali (ad esempio, influenze dei genitori) e contenuti dei media (ad esempio, l’attrattiva dell’autore del reato) possono influenzare il grado in cui la violenza dei media influisce sull’aggressività, ma ci sono alcune incongruenze nei risultati della ricerca, che suggerisce anche alcune strade per un intervento preventivo (ad esempio, supervisione dei genitori, interpretazione e controllo dell’uso dei media da parte dei bambini). Tuttavia, la ricerca esistente sui moderatori suggerisce che nessuno è del tutto immune agli effetti della violenza sui media. Recenti sondaggi rivelano un’ampia presenza di violenza nei media moderni. Inoltre, molti bambini e giovani trascorrono un’enorme quantità di tempo consumando media violenti. Sebbene sia chiaro che ridurre l’esposizione alla violenza mediatica ridurrà l’aggressività e la violenza, è meno chiaro quale tipo di intervento produrrà una riduzione dell’esposizione. La scarsa letteratura di ricerca suggerisce che è probabile che gli interventi di mediazione controattitudinale e genitoriale producano effetti benefici, ma che gli interventi di alfabetizzazione mediatica da soli non hanno successo. Sebbene il dibattito scientifico sul fatto che la violenza dei media aumenti l’aggressività e la violenza sia sostanzialmente finito, rimangono diversi compiti critici. Sono necessari ulteriori studi di laboratorio e sul campo per una migliore comprensione dei processi psicologici sottostanti, che alla fine dovrebbero portare a interventi più efficaci. Studi longitudinali su larga scala aiuterebbero a specificare l’entità degli effetti della violenza sui media sui tipi più gravi di violenza. Affrontare la più ampia sfida sociale di fornire a bambini e giovani una dieta mediatica molto più sana può rivelarsi più difficile e costosa, soprattutto se le comunità scientifiche, giornalistiche, politiche pubbliche e di intrattenimento non riescono a educare il pubblico in generale sui rischi reali dei media -esposizione alla violenza su bambini e giovani.
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